Un artista impegnato in tematiche politiche è un’attivista?
E un attivista che utilizza l’arte come strumento per le proprie battaglie può essere considerato un artista?
Si può dire che l’arte sia naturalmente una forma di politica, se intendiamo questo termine come impegno e interesse nel pensare ad una nuova versione del mondo o al rendere manifeste quelle che sono le sue contraddizioni del presente. Ma cosa succede se una forma artistica non si limita alla rappresentazione e con il suo fare va a creare tangibili piccole modifiche non solo alla coscienza di chi la incontra, ma direttamente alla materia del reale?
THE ARTIVIST è una serie di esposizioni e performance ideate da Giovanna Maroccolo, curatrice che indaga nell’arte tematiche legate a questioni politiche e sociali.
Con la rassegna si tenta di indagare il confine tra queste pratiche di espressione, quando queste sono motivate dal preciso intento di modificare in meglio il contesto che abitiamo.
Gli artisti invitati sono accomunati da questa sensibilità e da una poetica che mette su di un unico piano la simbologia dell’arte e la visione politica.
Al momento due sono gli incontri realizzati negli spazi di NEO e ne riproponiamo di seguito una breve panoramica.
1 MARZO 2019
ALFREDO MESCHI
ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA
Il titolo della performance presenta una parola che propone insieme tre diverse chiavi di lettura,
la prima e più immediata è quella delle armi di “distruzione” di massa intese come armi di consumo di massa promosso dalla GDO, dei prodotti animali. Una distruzione di vite senzienti e del pianeta, invisibile solo per chi non la vuole vedere.
La seconda, la “distrazione”, è sempre legata al fenomeno del consumismo che distrae dal qui e ora personale e sociale, proiettando nella dimensione dell’immediato.
L'”azione” è invece legata all’immagine del writer e si lega all’estetica della performance, che sceglie la forma non confortante dell’azione su strada.
29 MARZO 2019
SILVIA DEL GROSSO
VOI SIETE QUI | YOU ARE HERE
Da sempre il tema fondante della ricerca dell’artista ha radici nell’indagine sul Sé, investigato attraverso le categorie di tempo, memoria e origine.
L’approccio performativo caratterizza invece i lavori del presente, scaturiti da un maggior bisogno di relazione con lo spazio circostante e dalla propensione al desiderare e disegnare nuovi futuri.
Artista antispecista e vegana, sonda le risposte del corpo attraverso le sperimentazioni proposte dalla Danza Sensibile, dalla Danza Butoh e dalla PMD, oltre che con la pratica dello yoga e della meditazione.
Alle performances segue un confronto tra artista e curatrice aperto alla partecipazione del pubblico e successivamente viene offerta al pubblico un cena vegana preparato dall’artista stesso insieme alla curatrice, per trasformare l’esperienza dell’arte in un momento conviviale.
Il termine Convivio viene dal latino “convivium”, ovvero “vivere insieme”. Quando c’è un convivio c’è una comunità e figuratamente, un’associazione di persone adunate per intenti comuni e alti. Un momento in cui, nella nostra cultura, avviene un contatto profondo.